27/07/2016

Una messa da ricordare

La giornata del 27 ve la risparmio. Una tipica giornata lavorativa con poche cose da raccontare. Le novità sostanziali sono due:

-il laboratorio è pronto per essere “arredato”

-la sera ho partecipato per la prima volta alla messa dai bambini di Dagama, insieme ad Albertina.

La svolgono nella loro “aula magna”, che sarebbe un enorme stanza al centro della scuola. E’ caratterizzato da un odore un po’ pesante, forze per la poca aerazione, e da poca luce.

Prima della messa alcuni bambini dispongono le sedie. Tutto è be organizzato: due file dove ai lati si posizionano i bambini sulla seggiola a rotelle.

Al lato dell’altare(un tavolo co sopra una tovaglia, due candele e il leggio con la Bibbia) si posiziona il coro, sempre dei bambini, e i musicisti. Questi ragazzini hanno delle voci pazzesche e suonano i bonghi in una maniera straordinaria.

Anche il prete è affetto da “african time” infatti ritarda giusto un’ora. Un’ora in cui qualche bambino sulla carrozzina ha pensato bene di schiacciare un pisolino, le femminucce invece si “plattano” i capelli, io e Albertina ci guardavamo intorno con la paura delle zanzare.

La parte più divertente è stata a metà celebrazione quando entra in scena LUI, il mio preferito, Cimugna, insieme a suo fratello, che con un balletto molto scattoso attirano l’attenzione di tutti.

Invece la parte più toccante è stata la fine: il prete ha domandato “ora dite le vostre preghiere”;

Inizia per primo un bambino “che il signore protegga tutti i miei amici e sister Matha(la suora che è stata molto tempo in ospedale)”, poi seguono altre tre ragazze, sempre con pensieri rivolti alla famiglia e ai lori amici.

Si termina la celebrazione con una canzone ben ritmata e Cimugna non resiste e rifà un balletto dei suoi.

Verrò poi a scoprire a cena che Cimugna, anche se fisicamente sembra un bambino di 4 anni, ha ben 8 anni. Lui e il fratello sono affetti dalla stessa malattia. Questo lo rende ancora più speciale.

28/07/2016

Le partenze e gli arrivi

mi sveglio molto presto, così decido di leggere un po’. Leggi che ti rileggi, si erano fatto le 6:00 e il sole stava tramontando. Balzo giù dal letto, mi preparo e vado in cucina a preparare la colazione. Oggi è l’ultimo giorno con la famiglia Sanchioni. Li lascio preparare le valigie e mi dirigo verso il cantiere.

Mi accordo con Sister Rosaria sui i lavori che dovevano essere fatti in mattinata: pulitura del laboratorio e spostamento macchinari.

Mi indica una signora che di solito è addetta alla pulizia del giardino. Pensate ogni mattina, ci sono 4 signore che tutte accovacciate spazzano via, con le loro scopette di paglia, interi cumuli di foglie. E’ impressionante vedere come il prato si trasformi dopo il loro lavoro.

Comunque la chiamo e le spiego cosa doveva fare. Riempe subito una bacinella di acqua, la versa completamente a terra, si inginocchia e con un coltello comincia a rimuovere tutte le macchie. Procedo anche io nello stesso modo nell’altra stanza. Dopo poco sento una mano sulla spalla; mi giro ed era lei che mi faceva cenno di andare via, come se gelosa del suo lavoro. Mi alzo un po’ confusa, non capendo bene se l’avessi in qualche moda offesa e me ne vado fuori senza fare troppe domande. Della serie “vai a fare del bene”(scherzo).

Dopo poco arriva Gregory, il driver sorridente che mi fa ceno di salire. Direzione: vecchio laboratorio.

Prima però di arrivare a destinazione abbiamo caricato 4 donne sul cassone insieme a sei cassette di pomodori: li dovevano andare a vendere al mercato. Le facciamo scendere in centro e senza nemmeno spegnere il motore sfrecciamo via.

Con meno di un’ora avevamo svuotato il laboratorio, caricando tutto quello che c’era (macchinari, materie prime, scafali,…) sul cassone. Ero veramente soddisfatta, per una volta un lavoro veloce e pratico.

Tornati a Dagama e con l’aiuto di un altro ragazzo abbiamo “arredato” il nuovo laboratorio. Che fatica ragazzi, ma che soddisfazione vederlo finalmente trasformato.

Vado fuori e mi metto un po’ seduto ad ammirarlo; certo non è il massimo, ma profuma di nuovo.

Nel frattempo vedo la famiglia Sanchioni dirigersi verso il convento. Li raggiungo e pranziamo tutti insieme.

Le suore si rintanano stranamente nella saletta e come delle vere pettegole, con Albertina cominciamo a fare il totoscommesse su cosa potrà accadere. I nostri presentimenti vengono confermati dal cambio del piatto a fine pasto: stava arrivando un dolce o qualcos’altro.

La mia curiosità viene saziata subito: cominciamo a sentire una musica molto africana provenire dal salotto e dopo poco sbucano fuori suor Cecilia, suor Adelaide e suor Anastasia, ballando, con ognuna una busta in mano. Suor Rosaria se la ridacchiava seduta al tavolo; quanto le piacciono queste cose. A fine balletto consegnano alla famiglia i tre regali, delle citenghe e un ciambelline a forma di cuore preparato da Mami. Che suore!

Dopo l’esibizione siamo passati ai saluti. E’ stato veramente un piacere conoscerli, una famiglia davvero simpatica, abbiamo costruito dei bei momenti insieme; sono riusciti a tirarmi molto su di morale, lo devo ammettere.

Fortunatamente gli ospiti della guest house non sono finiti qui; infatti nel tardo pomeriggio è arrivato un altro gruppo di Roma, di 12 persone(compreso un prete) di tutte le età. Sinceramente Suor Rosaria mi aveva detto che erano tutti ragazzi, ma come al solito bisogna sempre tarare quello che dice.

Arrivano proprio nel momento in cui mi stavo facendo la doccia e cosa mi può accadere?

Una signora, senza nemmeno bussare, convinta che la guest house fosse vuota, apre improvvisamente la mia porta e praticamente tutti mi vedono in piedi sulla vasca, nuda. Della serie “Benvenuti”!

Scusandosi chiude velocemente la porta; sono proprio quei momenti che vorresti che esistesse il tasto Rewind oppure l’opzione Botola.

Vabe, dopo la doccia mi vesto e vado fuori per salutarli, facendo finta di niente, sperando che gli altri facessero lo stesso. La signora, Giovanna, che mi aveva aperto la porta era particolarmente alterata perché erano più di 10 anni che aveva la mia stanza ed ora era costretta a dividere una camera con un’altra. “ questo è l’ultimo anno che vengo!”  “ho mandato una mail a sister Rosaria, lei lo sapeva che volevo questa stanza”.

La faccio sedere perché la vedevo particolarmente provata, forse anche dal viaggio. le spiego che erano più di 20 giorni che stavo qui e dopo averle fatto notare che non c’erano altre stanze disponibili, si comincia a tranquillizzare e a farsene una ragione. Per sdrammatizzare le porto un bicchiere di cocacola e da li a poco mi comincia a chiamare addirittura per nome.

Ah naturalmente altre a non avere la sua camera, abbiamo anche il bagno in comune.

Li lascio sistemarsi in casa e torno in cantiere, dove discuto per l’ennesima volta con i due “direttori di impresa” perché mi ero accorta che le porte che avevano montato non si chiudevano bene.

Per non rovinarmi la giornata vado verso Memory, che era seduta sul marciapiede. Le avevo promesso che le avrei tolto dei dubbi di matematica, così è andata a prendere il quaderno e l’opuscolo degli esercizi. A fine lezione aveva finalmente capito le equazioni di primo grado.

Il sole stava tramontando, così decido di tornare alla guest house ma nel tragitto incontro il nuovo gruppo che si stava dirigendo in convento per celebrare la messa. Mi unisco a loro e nella cappella delle suore, Don Paolo, celebra una messa breve e concisa. E’ un prete molto giovanile, e cosa divertente, è anche celiaco. Ha un fare molto composto e pacato; trasmette molto serenità ed è una delle persone che sorridono gli occhi.

Dopo un mese riesco a cenare alle 7:30. Mami aveva preparato la pizza, sempre per dare il benvenuto, mentre le suore si erano prodigate in un barbecue di pollo.

Il tavolo della sala da pranzo era completamente occupato, ma il gruppo ha insistito che rimanessi li con loro. Le suore se la sono svignata nella sala a vedere le news.

Suor Rosaria invece si è presentata solo a fine cena. Chissà dove sarà stata.

La serata finisce con un’ave maria e delle chiacchiere.

Vediamo cosa ci riserverà il domani.